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Dal Barocco alla Secessione
Marzo–aprile 1972 Museo di Roma, Palazzo Braschi, Roma
Maggio–luglio 1972 Accademia di Belle Arti, Vienna

Occasione della mostra, incentrata sostanzialmente su un periodo di un secolo circa, dal 1772 fino agli anni Sessanta del XIX secolo, fu la celebrazione del secondo centenario del Romstipendium dell’Accademia delle Belle Arti di Vienna.
I primi Rompensionäre, i primi borsisti romani, cominciarono a raggiungere la Città Eterna a partire dal 1772, ma già circa un secolo dopo le opere qui realizzate da numerosi artisti quali Anton Romako, Carl Schuch, Ludwig J. Passini, Franz X. Simm e altri mostravano come i contenuti centrali dell’esperienza romana non erano ormai più in grado di guidare e sostenere gli artisti in molti dei passaggi cruciali della loro attività creativa.
Due artisti rappresentarono esemplarmente questi momenti di stallo storico, Anton von Maron e Anton Romako.
Maron, presentata all’imperatrice Maria Teresa la sua proposta di agire in qualità di “diplomatico artistico”, si diede a curare i contatti tra gli ambienti artistici viennesi e quelli romani. Romako, lasciata Roma nel 1876 al termine di un soggiorno ventennale, riuscì a creare i suoi principali lavori solo dopo il suo rientro a Vienna. Non aveva svolto alcun particolare ruolo in seno alla scena artistica romana ufficiale, e anche il suo operato si era rapportato a Roma in modo alquanto periferico.
Nell’ambito della mostra furono scarsamente rappresentati i due principali nomi di artisti austriaci presenti a Roma, Joseph Anton Koch e Angelika Kauffmann, essendo state dedicate alle loro figure esaustive trattazioni negli anni precedenti. E allo stesso modo, per analogo motivo, poca attenzione fu concessa anche al maggiore fra i capitoli della vita artistica tedesco-romana, il movimento dei Nazareni. Questo perché apparve piuttosto appropriato trattare più estesamente quello che di fatto è stato il periodo più fruttuoso nell’ottica di un’autentica esperienza romana, ovvero quello del Classicismo. Nell’ultimo quarto del XVIII e al principio del XIX, l’apporto di artisti provenienti dall’Austria (A. v. Maron, Ch. Unterberger, A. Kauffann, J. A. Koch) contribuì notevolmente al panorama d’insieme dell’arte a Roma in quel periodo.
Intorno al 1900, invece, gli artisti assistono a situazioni e cose che certo non contano fra le principali prestazioni artistiche di Roma, tanto che in questi anni, per un breve periodo, il rapporto sembra addirittura invertirsi, con personalità quali Josef M. Olbrich, Josef Hoffmann e Gustav Klimt che offrono all’Italia più di quanto essa non gli trasmetta.
La maggiore attenzione fu spesa in favore della grafica e del disegno, essendo stata Roma, nell’evoluzione della maggior parte degli artisti, una tappa del loro periodo formativo, in cui generalmente hanno assimilato più di quanto non abbiano compiutamente prodotto. Furono così inclusi anche artisti provenienti da aree della ex monarchia austro-ungarica considerati pertinenti in virtù della loro formazione, del loro operato seguente o di eventuali contatti ufficiali con l’Austria, specie con i due centri di Vienna e di Innsbruck.
Le opere esposte in mostra sono sostanzialmente tutte opere sorte a Roma, eccezion fatta per i paesaggi idealizzati pertinenti alla tradizione romana del genere da un lato, e per le opere a carattere memoriale o sorte sulla scorta di schizzi effettuati in loco dall’altro, così come l’intera Italienreise di Hoffmann e il suo padiglione per l’Esposizione Universale del 1911.
Il principio in base al quale fu effettuata la selezione non è stato unicamente improntato alla qualità artistica, dato che il contesto evolutivo non è da ricercare in ambito artistico vero e proprio, quanto piuttosto in quello storico-culturale. Ecco perché in questa mostra hanno potuto trovare luogo anche opere palesemente appartenenti alle arti triviali del XIX secolo.